Vista generale della Chiesa
Notizie storiche
Secolo
La pieve risale ai secoli VI-VII, mentre la chiesa originaria è dell' XI secolo.
Frazione di secolo
Inizio dell'XI secolo.
Data
Iscrizione con la datazione della consacrazione
Consacrata il 28 settembre 1444.
Utilizzazioni
Chiesa matrice
Attività (uso attuale)
Edificio di culto aperto al pubblico.
Uso storico
Edificio di culto e chiesa matrice.
Storia
La pieve dell’Assunta di Rivarolo si fa risalire al VI-VII secolo, ma la prima attestazione storica compare in un documento del febbraio 1012; il suo primo arciprete risale al 1186. È chiesa matrice, quindi con suffraganee che, in tempi successivi, aumentano il numero. La chiesa ebbe ampliamenti e ornati nel 1016, nel 1200; secondo alcuni storici anche nel 1444, secondo altri nel 1500. La sua architettura fu interamente rifatta nel XVII secolo (anni 1643-46). Anche il campanile era molto antico; l'attuale fu costruito nuovo nel 1849-50.
La chiesa fu consacrata il 28 settembre 1444 da Mons. Michele de Germanis da Portomaurizio, vicario generale di due arcivescovi di Genova: Giorgio Fieschi e Giacomo Imperiale e vescovo di Mariana (Corsica).
Inocenzo VIII il 26 aprile 1485 assegnò il giuspatronato della chiesa ai Fieschi che la resero dipendente dalla loro basilica di S. Salvatore di Lavagna e la governarono fino al 1858. Con la bolla del 24 luglio 1502, Alessandro VI dava in commenda al Card. Giuliano della Rovere l'arcipretura di S. Maria di Rivarolo; il cardinale ne prese possesso il 21 ottobre 1502. Il primo novembre 1503 fu eletto Papa col nome di Giulio II, ma continuò a tenere l'arcipretura fino al 1506. La chiesa vide il susseguirsi di molti arcipreti provenienti dalla famiglia Fieschi (tra i quali il card. Lorenzo Fieschi, arcivescovo di Genova, dal 1705 al 1726 e il card. Adriano Fieschi dal 1831 al 1858).
Nel 1860-62 ebbe importanti restauri di pitture e affreschi; nel 1869-70 fu allungata con l'aggiunta d'una arcata di tre metri; nel 1904-1906 fu oggetto di un generale restauro con l'assistenza dell'ing. Edoardo Boccardo; notevoli lavori di restauro e locali nuovi furono realizzati nel 1984. Il 29 settembre 1984 l'arcivescovo card. Siri benediceva i notevoli lavori fatti nella chiesa.
La chiesa tanto ricca di antichità, d'importanza storica e di pregi artistici, nel gennaio 1934 venne dichiarata monumento nazionale.
Morto il card. Adriano nel 1858, i Fieschi non vollero rinunciare al patronato causando una lunga e aspra controversia, durata fino al 21 agosto 1897 con il decreto di Leone XIII, che assegnò la chiesa al clero secolare. Il 17 novembre 1897 divenne parroco arciprete di nomina pontificia il sacerdote Alfredo Marsano, scelto da Mons. Tommaso Reggio.
Struttura architettonica
Facciata della Chiesa
Esterno
La chiesa presenta un tipo di facciata a due ordini raccordati in volute e coronata da un grande timpano, espressione di quei valori plastici che Leon Battista Alberti elaborò per primo nella facciata di Santa Maria Novella a Firenze, qui riportati in una delle innumerevoli varianti. La razionale struttura arricchita dagli elementi classicheggianti in forme geometriche sottolinea una scelta stilistica neoclassica. Sulla sommità del timpano vi è un gruppo scultoreo in marmo che spicca per il candore luminoso del suo materiale. Esso è formato da tre elementi: una grande croce al centro,la cui base è formata da motivi decorativi intrecciati, e ai lati due angeli in preghiera. Appena al di sotto del gruppo, al centro del timpano, si trova un clipeo, anch'esso marmoreo, che incornicia il volto di un Cristo con barba e capelli lunghi. Sono presenti tre ingressi, corrispondenti alle tre navate che scandiscono lo spazio interno. Altri elementi esterni sono il campanile, funzionante, e la cupola, di modeste dimensioni, perfettamente al centro dell'incrocio del piccolo transetto con la navata maggiore.
Particolare della facciata |
Il campanile e la cupola |
La cupola |
Particolare del pavimento
Interno
La pianta della chiesa è disegnata secondo la classica croce latina. L'ambiente interno è suddiviso nella navata maggiore centrale e le due minori laterali. L'elegante altare maggiore, in marmo, è in fondo alla navata centrale, seguito da un piccolo coro ligneo che trova posto nell'area absidale. Sulle pareti perimetrali delle navate laterali si aggiungono una schiera di altarini scanditi dagli spazi delle campate quadrangolari. I soffitti, dalle volte a crociera, e l'interno della cupola sono interamente affrescati, ma solo una piccola porzione è stata restaurata, lasciando il resto (purtoppo) in cattivo stato di conservazione. I pavimenti e alcuni altarini sono composti da mirabili intarsi marmorei.
Opere notevoli
- Copia da Scuola di Raffaello, Assunzione della Vergine, altare maggiore, XVI secolo
Assunzione della Vergine
- Scuola napoletana, Madonna col bambino, altare minore, scultura lignea policroma
Madonna col Bambino
- Campora, Sant'Isidoro e altri Santi e Madonna Assunta con il Bambino, (restauro a cura di Giovanni Casale e l'Accademia Ligustica di Belle Arti, 5 dicembre 2008)
Sant'Isidoro
- Giovanni Raffaele Badaracco (1645-1717), Madonna del Carmine, olio su tela, altare della Madonna del Carmine
Madonna del Carmine
- Autore ignoto, Stigmate di San Francesco e i donatori, XVII secolo, olio su tela, (restauro del 2002)
Stigmate di san francesco e donatori
- Madonnina lignea policroma, Immacolata, XVIII secolo
Madonna del Carmine, particolare dell'affresco superiore
Meritano attenzione l'altare maggiore (XVII secolo), interamente in marmo bianco, con ai lati le figure simboliche dei quattro evangelisti e il raffinato tabernacolo, e una piccola porzione di affreschi restaurati sopra l'altare della Madonna del Carmine.
Altare maggiore |
Particolare del tabernacolo |
San Matteo e San Marco evangelisti |
San Luca e San Giovanni evangelisti |
Nella sacrestia vi sono mobili del XVIII secolo.
Mobile 1 |
Mobile 2 |
Mobile 3 |
Note
Purtroppo le memorie relative all’ubicazione certa della pieve originaria sono assai scarse, anche se si può supporre che essa si trovasse poco lontano dalla chiesa parrocchiale. A tale proposito l’avvocato Giovanni Cipollina, uno dei più importanti storici polceveraschi, scriveva che “Anche i pochi ruderi antichi rimasti dietro il piazzale dalla parte del campanile, innalzato ab antiquo (e rinnovato nel 1849-50), le lastre di ardesia bigia e cesellata, i cocci marmorei adunati nel sottoscala della canonica, rivelano la preesistenza di una fabbrica vetusta; e le carte del censimento catastale raccolto, pendente lite, stanno a dimostrare i limiti primordiali del fondo rurale (villa) aderente alla chiesa, che la chiesa stessa potè affidare in enfiteusi a cospicui confinanti, riscuotendone i canoni, e dando così prova di incontestabile dominio”.
Bibliografia
- G. Cipollina, Cenni critico-storici su Rivarolo (Polcevera), 1934 (pp. 162-213)
- M. Lamponi, Paesi di Polcevera, Genova, 1980, vol. I (pp. 27-28)
- M. Lamponi, L’ex comune di Rivarolo Ligure, Edizioni Libro Più, 2003
- Can. Domenico Cambiaso, Il Beato Bonifazio da Rivarolo, in “R.D.” maggio-giugno 1939 (pp. 156-158), settembre-ottobre 1984 (p. 394)
- L.A.C. La pieve di Rivarolo, in “Il Cittadino”, 29 maggio 1898
- P. Novella, 1930 (pp. 317-319)